Georg Zoega partì dalla Danimarca per Roma nel 1783, non ancora trentenne. Per il giovane ma già solido studioso, si trattò di un viaggio di sola andata. Questo non solo da un punto di vista biografico – nell’Urbe sarebbe rimasto fino alla morte, avvenuta nel 1809 - ma anche, e soprattutto, cognitivo. L’esperienza diretta delle rovine, dei monumenti, delle opere d’arte del passato cambiava infatti radicalmente il modo di guardare a quell’antichità finora studiata solo sui libri, rendendo il metodo dell’archeologia sempre più rigoroso e scientifico. Facendo parlare le lettere, i disegni, e alcuni eccezionali documenti inediti conservati presso la Biblioteca Nazionale di Copenaghen, ripercorreremo l’itinerario di una vita coronata da pochi successi eppure vissuta con grande intensità. La vita quotidiana, le frequentazioni, i modelli, il progetto di una grande opera incompiuta, tratteggiano il profilo di un uomo e intellettuale straordinariamente moderno, ancora troppo poco conosciuto al di fuori dalla cerchia degli specialisti.

Gianluca Cabula, archeologo, Dottorando in Antichità classiche Università di Tor Vergata in dialogo con Dario Cecchi, Ricercatore di Estetica presso Sapienza Università di Roma